Le Rocche e i Castelli

Come in provincia di Reggio Emilia, anche il territorio modenese è ricco di rocche, castelli ed annessi borghi: se ne trovano circa una ventina tra montagna, collina e pianura, utilizzati come fortilizi difensivi, dimore nobiliari o residenze estive; qui ne abbiamo menzionati una quindicina tra i più celebri. La maggior parte di essi è stata edificata in periodo Altomedievale, in certi casi sono stati rimaneggiati e restaurati per arrivare fino a noi in buone condizioni, in altri, ne restano oggi solo le facciate mentre gli interni sono andati perduti o sono stati architettonicamente stravolti. Certo è che il periodo più fiorente è stato senza dubbio tra il 1200 e 1500, soprattutto in ambito di sviluppo architettonico. Testimoni della storia della provincia, la visita ad alcuni di questi è ideale per mescolare la cultura locale ad altre eccellenze modenesi come i prodotti enogastronomici o la sua tradizione per i motori.
 

MIRANDOLA – CASTELLO DEI PICO
Il Castello di Mirandola che oggi domina il lato Sud-est di Piazza Costituente, faceva parte di un complesso molto imponente, composto da diversi edifici costruiti in epoche differenti. Nasce come cittadella fortificata appartenente appunto alla famiglia Pico che lo detenne dal ‘300 ai primi anni del ‘700. Fu una casata che rivestì un ruolo determinante nella storia e nella politica italiana, principalmente perché i loro territori erano un punto di passaggio obbligato tra le Signorie più importanti e lo Stato Pontificio. Il personaggio di fama maggiore che soggiornò nel castello nella seconda metà del 1400 fu senza dubbio Giovanni Pico, filosofo e umanista, ricordato più comunemente come Pico della Mirandola. Nel Seicento la corte ospitò un gran numero di letterati ed artisti, grazie al mecenatismo dei Pico che, a tal proposito, fecero edificare una nuova ala volta a diventare un nuovo Palazzo Ducale con tanto di Galleria per poter esporre opere di Leonardo, Raffaello e Caravaggio. Alla fine del ‘700 il Castello occupava un quarto della città di Mirandola. Molti furono gli ospiti illustri che soggiornarono tra le sue mura: Papa Giulio II, l’Imperatore Leopoldo, Rodolfo Gonzaga e Francesco di Lorena, Granduca di Toscana. Oggi, il castello è attrezzato quale spazio per esposizioni temporanee e museo civico. Al piano terra si trovano diverse sale espositive, nel seminterrato, invece, il museo del castello che mostra la storia della costruzione e una piccola collezione di oggetti ritrovati nelle diverse stanze. Al primo piano è presente un auditorium e le gallerie “Nuova” e “della Duchessa” adibite a sale espositive. Da qui, si accede anche al Giardino del Bastione, un giardino a piano rialzato che in parte occupa gli spazi del bastione della cinta muraria (oggi perduta). Il secondo e terzo piano ospitano il Museo civico nella porzione di castello che costituiva il palazzo ducale. Al quarto piano la sede di diverse mostre fotografiche. 

CARPI – CASTELLO DEI PIO
Più che un semplice castello, si tratta di un imponente complesso monumentale che comprende, torri, cortili e rocche, costruite in diverse epoche a partire dal XIV secolo. Oggi, al suo interno, si trovano gli archivi del comune e tre musei: quello dedicato alla città, quello della storia del palazzo stesso, e il museo del deportato; nonché un’area ribattezzata il ‘castello dei ragazzi’ per i più piccoli. Di fondazione matildica, l’edificio rimase in mano alla famiglia dei Pio fino alla prima metà del ‘500, quando passò agli Estensi. Fu uno degli ultimi principi Pio, Alberto III, che trasformò il castello in vera e propria corte rinascimentale , arricchendo le sale con affreschi e decorazioni, opera degli artisti più in voga all’epoca. Venne fatta restaurare la facciata (ad opera di Baldassarre Peruzzi, allievo di Raffaello) e fu ampliato il cortile d’onore, col portico che collegava i diversi edifici.
Sulla lunghissima facciata spicca la torre dell’orologio che risale al 1600, mentre le altre torri sono state edificate precedentemente. 

SOLIERA – CASTELLO CAMPORI
Fu fatta erigere dagli Estensi, ma è conosciuta come Rocca Campori ed è il simbolo della cittadina. Edificata a scopo difensivo come parte di un castrum intorno all’anno Mille, ha cambiato destinazione ed aspetto innumerevoli volte nel corso degli anni. Fu parte dei possedimenti dei Canossa e, in seguito divenne oggetto di contesa tra la famiglia dei Pio e gli Este. Inizialmente, la spuntarono questi ultimi che ne approfittarono per ricostruire il fortilizio, poi, nel 1407, gli stessi estensi lo cedettero alla famiglia dei Pio che, a metà ‘400, vi eressero la rocca (visibile ancora oggi). Alla morte di Marco III il Pio, il territorio e il castello tornano in mano agli estensi all’inizio del 1600 che, la cedettero come feudo alla famiglia Campori (da qui il nome con la quale è conosciuto ancora oggi). Divenne quindi vera e propria dimora estiva e furono apportate modifiche ed abbellimenti in merito a decorazioni. Oggi di proprietà del comune, è sede della Biblioteca e Della Fondazione Campori. Il borgo invece, mantenne aspetto medievale fino al secondo dopoguerra, cinto da mura e fossato (nell’800 l’unica via di accesso era la torre dell’orologio, raggiungibile dal ponte in muratura che era, in epoca precedente, un ponte levatoio). Oggi delle mura restano solo pochi tratti, nella zona orientale in cui si trova la parrocchiale S. Giovanni Battista, di cui è rimasta intatta l’abside. Ricordiamo anche la longobarda chiesa di San Michele che conserva affreschi tardogotici. 

FORMIGINE
E’ un edificio che risale al primo medioevo. Si l’ottimo mantenimento della struttura, che l’impronta multimediale del museo al suo interno ne fanno una vera e propria ‘macchina del tempo’. I primi insediamenti di Formigine, intorno al 900 DC, vedono la presenza una pieve dedicata a San Bartolomeo che doveva essere fulcro centrale delle prime comunità che, col tempo si stabilirono creando i primi centri abitati. Fu verso il 1200 che si pensò di fortificare il luogo a causa delle frequenti rivalità del comune di Modena con quello di Reggio Emilia. Passo per secoli di mano in mano alle diverse signorie locali: Adelardi, Della Rosa, Este, Visconti e, alla fine, i Pio. Fu questa famiglia che trasformo la fortezza in residenza signorile, come la vediamo ancora oggi. Come già il castello di Soliera, nel 1600, dopo la morte di Marco III il Pio, l’edificiio passa di nuovo sotto le mani degli Estensi che, questa volta, lo cedettero come feudo ai Calcagnini che lo deterranno per circa 300 anni e apporteranno diverse e sostanziali modifiche nella struttura, in particolare modo per separare le aree adibite a residenza privata con quelle che avevano funzione pubblica. Nell’aprile del 1945, la residenza subisce diversi danneggiamenti a causa dei bombardamenti, nonché la perdita dei proprietari che soccombono durante l’attacco. Alla fine della guerra viene acquistato dal comune che vuole adibirlo a residenza municipale. Gli ultimi restauri risalgono al 2007. Oggi, la struttura ospita un Museo e il centro di documentazione, arricchito da installazioni multimediali che raccontano dei luoghi, delle persone e delle storie dei secoli passati. All’interno del parco è poi presente anche un’area archeologica che conserva i resti dell’antica pieve medievale. 

SPILAMBERTO
Costruito all’inizio del XIII e più volte modificata, la fortezza era edificata in modo da poter presidiare il fiume Panaro e divenne abitazione signorile dei Rangoni, feudatari di Spilamberto dal sec. XV per concessione degli Este. Fu in questo periodo che venne trasformata da fortezza a residenza. I Rangoni ne mantennero il dominio per oltre 650 anni. Sarà in questo periodo che l’edificio si arricchirà di elementi decorativi di nota come lo scalone d’onore, i loggiati del cortile e le pitture nelle sale del piano nobile. La struttura oggi appartiene al comune che si è occupato dei restauri e della valorizzazione del parco-campagna. Oggi il, Cortile ospita la “Corte del Gusto” che espone eccellenze gastronomiche del territorio modenese e la sala “Formaggiaia” è stata adibita a laboratorio per illustrare la produzione di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena. Dell’antica fortificazione medievale resta solo il torrione che oggi funge da ingresso al paese. Nel centro del borgo è inoltre possibile visitare il museo archeologico, l’Antiquarium, che espone reperti dall’età neolitica a quella longobarda, e il cinquecentesco palazzo del Governatore, ricco di dipinti e arredi. 

GUIGLIA
Borgo e fortezza sono visibili da parecchi chilometri di distanza. E’ un ottimo esempio di architettura fortilizia del Trecento. La vista dai suoi torrioni viaggia a 360° su tutta la pianura e la valle del Panaro. E’ uno dei fortilizi sorti in epoca matildica, nel 890 e, trovandosi al confine dei territori di Modena e Bologna, fu spesso oggetto di scontro. Come molte altri castelli della zona, passò in mano alla famiglia dei Pio e, dal 1600, agli estensi che, in questo caso, la cederanno come feudo alla famiglia dei Montecuccoli che la trasformeranno in residenza estiva abbellendola con stucchi, affreschi, cortile loggiato, in stile con le altre residenze estensi dell’epoca. E’ conosciuto anche come ‘Conventino’ in quanto uno dei Montecuccoli, il marchese Francesco, fece costruire un convento di carmelitani nei pressi delle mura nel 1632. Da vedere anche il borgo, al quale si accede attraverso un arco monumentale che reca lo stemma dei Montecuccoli con la chiesa della Beata vergine di S. Luca che ospita tutte le tombe della famiglia e risale al XVIII secolo. 

FIORANO MODENESE – CASTELLO DI SPEZZANO
Anche questo fu possedimento della famiglia dei Pio. E anche questo, nato come fortilizio difensivo con funzione di controllo sulla via Claudia, fu trasformato in residenza privata nel ‘500. Oggi ospita il museo della ceramica e l’acetaia comunale. Più che fortezza, appare come una villa nobiliare all’interno di un ampio giardino ‘romantico’. Come tutti gli altri possedimenti dei Pio passati in mano agli estensi dopo la morte di Marco III nel 1599, fu donato come feudo, in questo caso alla famiglia dei Coccapani che lo detennero come possedimento fino a metà 1900 trasformandolo, negli ultimi due secoli, in residenza estiva. Fu quindi acquistato dal comune di Fiorano che si occupò del restauro. La struttura fortilizia è in parte rimasta nelle due torri angolari, mentre il cortile con loggiato è di tipico stile cinquecentesco. Da notare, la Sala delle Vedute affrescata da Cesare Baglione e la Galleria delle battaglie che illustra le imprese di Alfonso I d’Este.

MONTEFIORINO
Come il castello di Guiglia, anche Montefiorino fu possedimento dei marchesi di Montecuccoli. Vista la posizione, arroccato su uno sperone dominante i torrenti Dolo e Dragone, la rocca fu probabilmente edificata su una postazione già utilizzata in epoca romana. Il corpo principale era il mastio, visibile ancora oggi e recentemente restaurato, che risale al 1170 eretto su ordine della famiglia Montecuccoli, feudataria dell’abate di Frassinoro. Passò in mano agli Este nel Quattrocento Oggi ospita il Museo della Repubblica Partigiana dedicato alla “Repubblica di Montefiorino”, prima zona libera del Nord Italia, di cui fu simbolo nel 1944. Vi si accede dall’imponente Porta reale; sulla destra, un rilievo raffigura S. Michele, l’arcangelo guerriero a cui era dedicata la cappella castellana. Si articola su un poderoso quadrilatero attorno al cortile, con tre lati porticati aperti in logge. Avamposto della rocca era la torre del Poggio, che ora ritroviamo come campanile, edificata sempre dai Montecuccoli 

SESTOLA
Arroccato su un alto sperone di roccia, si tratta di un edificio fortilizio decisamente imponente. Il complesso medievale domina il paese di Sestola e le valli dei torrenti Leo e Scoltenna. Oggi, al suo interno, si trova il museo del castello che ospita il Museo della civiltà montanara e quello degli strumenti musicali. Posizionato sul confine col territorio toscano, faceva parte dei territori abbaziali di Nonantola, ma fu durante il dominio Estense che Obizzo III ne fece il principale presidio militare di tutto il territorio del Frignano. Fu aggiunta poi nel Cinquecento la cinta muraria a stella per una migliore difesa delle Artiglierie. Oggi ritroviamo ancora quasi tutti gli edifici del complesso: l’antica corte su cui si affacciano la palazzina del Comandante, l’oratorio in stile romanico, la torre dell’orologio,  la rocca, un tempo palazzo del governatore e l’imponente mastio che si erge a strapiombo sullo sperone roccioso. Il panorama dai bastioni è davvero mozzafiato. Nel borgo, da visitare c’è la chiesa parrocchiale di San Nicolò, la chiesa della Madonna del rosario e la fontana della piazza di origini seicentesche 

LEVIZZANO RANGONE – TORRE MATILDICA
La torre Matildica che vediamo oggi, è un rifacimento della originale, in quanto rimaneggiata nei secoli dalle diverse famiglie: per primi i Rangoni. Aveva funzioni di avvistamento, ma rappresentava anche un luogo di comando, nonchè abitazione dei signori del castello. Di pianta quadrata, con struttura muraria mista in mattoni e pietra, termina con un coronamento in mattoni, probabilmente risalente al Quattrocento, costituito da mensolette, che reggono merli di foggia ghibellina, uniti fra loro da archi nella parte superiore. Altri restauri sono poi stati effettuati tra Otto e Novecento, una volta che il castello divenne possedimento del comune di Castelvetro. Sono terminati nel 2007 e hanno reso quasi tutte le areee del complesso completamente funzionali. Tra i restauri di maggior rilevanza ricordiamo le Sale dei Vescovi, nelle quali sono stati recuperati affreschi, decorazioni e soffitti lignei originali. Oggi, ogni stanza del castello è utilizzabile a tutti glie effetti. 

PAVULLO NEL FRIGNANO – CASTELLO DI MONTECUCCOLO
Castello e borgo di Montecuccolo sorgono poco distante dal centro di Pavullo nel Frignano, in posizione strategica su un rilievo roccioso che domina la valle del fiume Scoltenna-Panaro. La rocca si trova dunque all’incrocio delle strade principali che collegano la pianura padana alla Toscana. Architettonicamente è rimasto l’impianto medievale con il mastio che si erge isolato nel punto più alto del monte e il palazzo, dimora della famiglia nobiliare, che invece è stato ampliato ed abbellito nel corso dei secoli, ma che rimane sempre staccato dalla torre principale, per garantirne la funzione difensiva. Dalla torre si dipartono 3 cinte murarie concentriche che abbracciano tutta la montagna. E’ una struttura che ritroviamo spesso nei castelli matildici (es. Canossa o Carpineti). Il complesso abitativo invece si allarga fino a comporsi di 5 edifici tutti affacciati sulla corte/giardino. Il borgo stesso sarà fortificato in modo da costituire una sorta di quarta cinta muraria. In tutta la struttura ritroviamo l’impiego del sasso come materiale  di costruzione, sia per la cinta muraria che per le coperture e i tetti. Nonostante l’architettura sia alquanto scarna, come si confà ad un edificio che ha prevalenytemente funzione difensiva, ritroviamo però diversi fregi di spiccata maestria scalpellina, evidente nel torricino della scala a chiocciola, nella lavorazione dei portali, delle finestre e dei sedili contrapposti, nei frontoni degli splendidi camini superstiti con stemmi sbalzati dal vivo della pietra. Oggi l’edificio è di proprietà del comune che ne ha realizzato all’interno una vera e propria locanda con tanto di camere, tutte arredate in modo diverso e tutte e 5 con un nome: la stanza del condottiero, la stanza del conte, la stanza Anna Bigi, la stanza Regina Cristina e quella dei bimbi. L’osteria elabora i prodotti della dispensa, proponendo cibo tipico del territorio, selezionato appositamente per rappresentare al meglio l’immagine del territorio del Frignano. 

MONTEGIBBIO
Il Castello di Montegibbio si trova su una collina che domina il paesaggio sottostante, a pochi chilometri da Sassuolo. Nasce come edificio con funzione difensiva: l’impianto del fortilizio è quello di un castello-recinto, le cui mura abbracciano la sommità della collina cingendo una corte, cui si accede dopo una breve salita. Nella sua irregolarità si adatta alla sommità del colle, ripetendo la tipologia della corte chiusa propria del mondo feudale. Dell’architettura medievale oggi è rimasto solo il mastio, che conserva ancora l’originario portale sopraelevato, seppur alterato. All’interno del borgo, cui si accede attraverso un portale che venne realizzato in pietra arenaria e laterizio, si trovano alcuni fabbricati rustici, il Palazzo Signorile, la Chiesa di San Pietro e la canonica. Gli interni del Palazzo, tutti affrescati con temi e motivi di gusto medievale, sono ancora arredati con mobili, tendaggi, lampadari e suppellettili originali. Delicate decorazioni Rococò rallegrano i corridoi d’accesso all’ultimo piano. Oggi, all’interno della corte si trova l’Acetaia comunale di Sassuolo, curata dai custodi dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena 

CASTELFRANCO EMILIA – CASTELLO DI PANZANO
Più che un castello, struttura ricorda un casolare di campagna, fatta eccezione per le torri che ne denotano l’uso di residenza nobiliare di campagna. La struttura si armonizza perfettamente con il paesaggio circostante. L’aspetto attuale dell’edificio risale alla fine del Cinquecento, se si escludono alcune modifiche di poco rilievo operate successivamente. Nel Cinquecento, infatti, la potente famiglia dei Malvasia di Bologna riedificò sul luogo di antichi precedenti insediamenti medievali il loro Castello, nato ad uso di residenza per villeggiatura e corte agricola. Ecco il perché ritroviamo un’architettura che richiama le numerose costruzioni fiorite in Epoca Rinascimentale nel territorio padano, che testimoniano la famosa evoluzione dal castello alla villa. Accanto agli elementi tipici dell’architettura fortificata, come le imponenti torri dotate di merli e apparato a sporgere, compaiono così anche porticati e finestrature proprie di un’elegante dimora signorile. La torre centrale sulla facciata e l’elegante cortile d’onore che richiamano le dimore degli Estensi. L’edificio è caratterizzato fondamentalmente da due torri merlate e due grandi corti: quella padronale posta a sud e quella adibita alle attività agricole dell’azienda posta a nord. Ortogonalmente si situa una terza corte nella quale trova luogo il convento degli Agostiniani. La cinta muraria, di forma irregolare semi rettangolare, è quasi totalmente integra, anche se in più punti il recinto ha subito abbattimenti parziali o totali. Restano anche due torri d’angolo superstiti, di cui una funge da campanile della chiesa. Infine il cassero quadrato, integro nell’altezza originaria, svetta ancora dalla piazzetta del nucleo più antico, attraverso il quale si accede dall’unica porta originaria rimasta con bell’arco a tutto sesto. Ulteriori edifici conservano strutture medievali, soprattutto la casa torre che sorge di fronte al cassero, e altri che si affacciano sull’unica stradella presente dentro le mura. Tra le varie cose che si possono ammirare all’interno del castello vi sono gli splendidi affreschi soprattutto al piano nobile. Da notare anche la cappellina completamente decorata: in essa sono riconoscibili i ritratti dei più illustri esponenti della famiglia Malvasia. L’attuale proprietario del castello conserva, nello spazio destinato un tempo ad ambienti di servizio, una delle collezioni di auto d’epoca più importanti d’Italia. Accanto al portone principale, balza all’occhio il meccanismo di funzionamento del vecchio mulino. Il mulino Malvasia, unitamente al mulino della Pieve, è tra i più antichi del territorio. La proprietà sta procedendo a una accurata ristrutturazione di tutto il complesso e consente la visita al Castello ma anche alle stanze del mulino, in cui sono conservate le macine ancora in buon stato. 

SASSUOLO – PALAZZO DUCALE
E’ una delle strutture più meritevoli di visita di tutta la provincia. Fu trasformato da castello a residenza estiva per ordine di Francesco I d’Este sotto la supervisione di Bartolomeo Avanzino nel 1634. E’ un vero gioiello della cultura barocca in Italia settentrionale e fu sontuosamente affrescata e decorata dal francese Jean Boulanger, pittore ufficiale della corte estense cui si affiancarono alcuni tra i maggiori pittori quadraturisti bolognesi come Angelo Michele Colonna e Agostino Militelli e un gran numero di abili decoratori e plasticatori. Il restauro del Palazzo e commutazione in sede museale, consente oggi un utilizzo pieno dell’area decorata del piano nobile, stupefacente per le pitture e per le decorazioni plastiche. Al piano nobile si accede dallo Scalone d’Onore ed è possibile visitare 28 ambienti destinati ai membri della famiglia regnante a Modena: la Galleria di Bacco, l’appartamento del Duca, il Salone delle Guardie, l’Appartamento Stuccato, l’appartamento della Duchessa e, in parte, l’appartamento d’Orlando. Gli ultimi restauri hanno permesso di ritrovare le testimonianze sorprendenti del grande palazzo castellano, prima della trasformazione barocca, che fu di Borso e di Ercole I d’Este e poi, nel corso del cinquecento, della famiglia dei Pio di Savoia. In particolare, al piano terra, la Camera della Cancelleria e l’Appartamento dei Giganti con i cassettoni lignei con gli emblemi estensi e le cinquecentesche pitture con scudi araldici. 

ROCCA DI VIGNOLA
La Rocca di Vignola domina la Valle del fiume Panaro e la sua imponente struttura è visibile anche in lontananza. Si presenta al visitatore come un possente quadrilatero, prodotto finale di numerosi rimaneggiamenti ed in particolare di quelli commissionati dai Grassoni e dai Contrari poi, che l’hanno trasformata da roccaforte ad imponente residenza nobiliare. La Rocca è il simbolo più importante della città. Questo soprattutto perché è stata testimone dei più significativi momenti storici della Valle del Panaro: dai tempi in cui, roccaforte, fungeva da bastione e da punto di aggregazione per gli abitanti, alla sua successiva trasformazione in elegante residenza quattrocentesca, polo d’attrazione per artisti, musici, letterati, politici. Un costante lavoro di restauro ha consentito di recuperare l’intera struttura sia a livello architettonico che pittorico. Le imprese e gli stemmi che campeggiano sulle pareti tramandano la storia della famiglia Contrari, evidenziando la sua stretta alleanza con gli Estensi. Nella Cappella della Rocca si può ammirare il prezioso ciclo di affreschi tardogotici commissionato da Uguccione Contrari, anch’esso recentemente restaurato. I dipinti, raffiguranti le Storie di Cristo, sono attribuiti al “Maestro di Vignola”, personalità di spicco dell’arte emiliana dei primi decenni del Quattrocento, di cui per ora non si conosce il nome. Altro splendido ambiente affrescato è la sala del Padiglione, che deve il nome alla rappresentazione di una grande tenda, con i lembi aperti e finemente decorata, davanti alla quale stanno due personaggi identificati in Battistina Campofregoso e Ambrogio Contrari. Proprio la scena del loro matrimonio è rappresentata all’interno di mura merlate che lasciano immaginare la struttura di un giardino pensile, abbellite da melograni, tralci di fiori e foglie, oltre le quali appaiono molteplici varietà di piante da ornamento. Completano l’edificio le sale degli Armigeri, i panoramici camminamenti e le tre torri denominate: di Nonantola, delle Donne e del Pennello. 

FINALE EMILIA – ROCCA ESTENSE
E’ una delle fortificazioni9 Estensi che ha mantenuto intatto il suo impianto quattrocentesco. Si trova lungo l’antico corso del Naviglio (oggi Via Trento e Trieste) ed è uno dei più cospicui castelli dell’Emilia Romagna e un gioiello dell’architettura militare del XV secolo, anche se alcune sue parti risalgono al XIII secolo. Fu nel Duecento infatti che il Comune di Modena edificò la torre dell’orologio e il mastio, che fungeva anche da ingresso nella cerchia difensiva del borgo, come tutt’oggi conferma il voltone di passaggio ritrovato alla sua base. Il Mastio fu poi inglobato all’interno di un nucleo fortificato, sollevandolo dalla funzione di accesso. Di questi primi insediamenti però restano solo pochi resti. La struttura del castello, così come la conosciamo oggi, vide la luce nel XV secolo. Non avendo abbattuto il mastio precedente, si spiega il perché del suo disallineamento nella planimetria e rispetto a tutte le altre torri che, a differenza sua si trova in posizione angolare. Fu in epoca Estense che vennero allestiti gli appartamenti ducali, aggiunti i loggiati che si affacciano sul cortile e ingentilita la parte alta delle torri e dei corpi di collegamento con graziosi sporti e variopinti decori. Ai merli ghibellini già esistenti venne conferita una forma sinuosa ed elegante, tale che le punte di un merlo si congiungono con quelle del successivo formando un motivo di gradevole effetto decorativo. Da notare il magnifico loggiato dalle eleganti archeggiature e il gusto raffinato dei particolari decorativi in cotto e marmo. Gli interni del castello conservano preziosi resti di ornamentazione pittorica quattrocentesca, caratterizzata dal ripetersi, su fondo bianco, di elementi come stemmi, animali simbolici e imprese araldiche, attorno ai quali si dispongono tralci vegetali e cartigli svolazzanti che recano scritte in caratteri gotici. Nei sotterranei del castello vengono allestite mostre e organizzate conferenze e feste, mentre le sale del primo e secondo piano ospitano oggi il museo civico.

I Viaggi di Benedetto Morini