I Luoghi della Memoria

La provincia di Modena presenta forse la più alta concentrazione in Italia di musei, luoghi di memoria e centri culturali riguardanti la seconda guerra mondiale, alcuni dei quali di rilievo nazionale ed internazionale. Da anni l’Istituto storico è impegnato a sollecitare forme di collaborazione tra queste realtà, valorizzando i singoli luoghi e l’intero sistema, potenziando l’offerta didattica e turistica comune, realizzando momenti di coordinamento e promuovendo delle iniziative collegiali; il tutto in un quadro più ampio di collaborazioni che riguardano il livello regionale (Parco storico della Linea Gotica), la dimensione nazionale (coordinamento nazionale dei luoghi di memoria) e, infine, la scala europea (scambi con musei e luoghi di memoria francesi, tedeschi e sloveni). Questo insieme di iniziative si inseriscono nel solco di una riflessione continua ed approfondita attorno ai temi del rapporto tra luoghi, storia e memoria, una riflessione che ha altre declinazioni oltre a quella relativa alla valorizzazione dei luoghi di memoria. La realizzazione di guide ai luoghi di memoria delle diverse zone partigiane in cui venne divisa la provincia di Modena durante la Resistenza, ad esempio, oppure la strutturazione di un servizio di guide storiche per la visita ai luoghi della memoria nel centro storico di Modena, proposto sia alle scuole che ai gruppi di turisti in visita alla città.

MUSEO DEL COMBATTENTE DI MODENA
Nasce nel 1977, ma viene riconosciuto come monumento ufficiale e luogo della memoria, solo nel 1995. E’ allestito negli ambienti della locale Associazione combattenti e reduci che ne è proprietaria. E’ un vero e proprio “museo della guerra”, che ha l’obiettivo di mostrare la guerra per educare alla pace. Il filo conduttore del racconto museale è costituito dal tema delle guerre: risorgimentali, coloniali, mondiali e di liberazione. La struttura espositiva dei reperti e cimeli ricorda quella di un sacrario militare: ogni oggetto è esposto secondo un’ottica reliquiaria, come se fosse un pezzo unico ed inimitabile. Osservare l’esposizione impostata in questo modo da grandissima importanza alla vita quotidiana del soldato e all’individualità ribadita attraverso l’esposizione seriale di oggetti tipologicamente identici ma che raccontano storie molto differenti. Quello che viuene trasmesso quindi, non è tanto l’avvenimento o il singolo fatto storico, ma l’aspetto emozionale di chi ha vissuto quei momenti: la solitudine, la nostalgia di casa, le idee. In quest’ottica sono esposti gli oggetti della quotidianità del soldato: divise, forniture, diari, piastrine di riconoscimento, ma soprattutto gavette: il diario del soldato. Esse sono dei veri e propri quaderni di pensieri, superfici su cui il soldato esprimeva i propri stati d’animo, appelli di fede e dichiarazioni di appartenenza politica oltre che, spesso, il proprio itinerario. Di grande interesse anche la sezione fotografica sui bombardamenti della città di Modena e della provincia.

PARCO DELLA RESISTENZA MONTE SANTA GIULIA
Anche se in progetto ancora da metà degli anni ’80, il memoriale di S.Giulia è stato inaugurato il 10 ottobre del 1993. Esso commemora la strage di Monchio Susano e Costringano nella quale il 19 marzo 1944 vennero uccisi 123 civili. Il memoriale è, dunque, un monumento che riflette sui temi della violenza, della guerra, della ragione e della pace attraverso la realizzazione di 14 sculture opera di altrettanti autori provenienti da tutto il mondo.  Le opere realizzate tra il 1989 e il 1992 nell’atelier di scultura del vicino paese di Fanano trovano oggi collocazione nel parco di Santa Giulia, ai piedi della collina che porta all’omonima chiesa romanica distrutta dai tedeschi e successivamente ricostruita. Le sculture sono disposte in cerchio in una posizione, dunque, che suggerisce l’idea del dialogo, del confronto. I temi espressi sono comuni come comuni sono alcuni elementi che vediamo riproposti in diverse sculture. Tendenzialmente la suddivisione è tra le sculture che rappresentano in modo palese la pace e la rigenerazione che deriva dal trauma e quelle che invece riportano l’elemento della fenditura, dello squarcio come elemento di frattura che poi, ma solo in seconda istanza, non distrugge una materia caratterizzata dalla forza, dall’integrità, dalla volontà di resistere.  Oggi il parco di Santa Giulia è sede di un centro servizi che oltre a valorizzarne la memoria storica ne esalta il rapporto con il territorio, elemento fondamentale per lo sviluppo della lotta partigiana in quest’area.

MUSEO STORICO DI MONTESE
Con questo museo si volle testimoniare la storia e l’evoluzione del territorio del Montese attraverso i secoli: dai primi resti archeologici, alla Seconda Guerra Mondiale. Si trova all’interno della rocca: come tutti i musei storici, il percorso comincia con i primi insediamenti preistorici nel territorio, proseguendo con la fondazione del primo nucleo nel Medioevo includendo alcuni aspetti etnografici come la l’esposizione di oggetti per la produzione di prodotti tipici locali. La sezione più ampia è però dedicata alla seconda guerra mondiale e alla Resistenza, attraverso l’esposizione di oggetti di vita quotidiana e documenti dell’epoca. In particolare, in questa sezione, acquista particolare rilievo la collezione del Colonnello pilota Fulvio Setti, modenese decorato della medaglia d’oro e d’argento al valor militare per la propria partecipazione alle Campagne di Russia e d’Africa e le due sezioni dedicate ai materiali in dotazione delle truppe tedesche presenti nella zona di Montefiorino tra novembre 1944 e aprile 1945 e quelle delle truppe americane. Nota curiosa e, al tempo stesso, primato del museo, è quello di essere stato il primo in Italia a dedicare uno spazio espositivo alla F.E.B, il Corpo di Spedizione Brasiliano che partecipò attivamente alla Campagna d’Italia nel periodo tra luglio 1944 e maggio 1945 aggregato al IV Corpo dell’esercito della 5^armata USA comandata dal Generale Mark Clark, liberando più di 50 città. Il 14 aprile 1944 Montese fu il primo paese liberato dalla F.E.B a seguito di un durissimo scontro con i tedeschi che valse al paese l’appellativo di “Montecassino del nord”. La grande importanza di questo corpo e la profondità del legame costituito con la popolazione è testimoniata anche dal fatto che i cittadini di Montese hanno voluto ricordare con l’intitolazione alla FEB di due monumenti, una strada e una piazza e, al contempo, che un popoloso quartiere di Fortaleza, fondato nel dopoguerra porta il nome di Montese. Un’ultima sezione, inoltre, è dedicata alla questione delle mine antiuomo, in quanto nella zona di Montese il maggior numero di vittime civili che si ebbe nel dopoguerra fu a causa dei numerosissimi ordigni inesplosi. Il museo è inoltre dotato della “sala della memoria del xx secolo” per la consultazione di testi e documenti multimediali sulla seconda guerra mondiale e di uno spazio per mostre temporanee.

MUSEO MONUMENTO AL DEPORTATO DI CARPI
Data la vicinanza di Carpi a Fossoli (sua frazione) e del campo di concentramento che vi era stato edificato, l’idea di voler creare un museo che fosse segno e mezzo dell’impegno della città nella valorizzazione del sacrificio e della resistenza dei deportati nei campi di lavoro e di sterminio nazisti, nasce già nei primi anni ’60. I primi progetti attestano come l’intenzione fosse quella di creare un museo/monumento che avesse il compito di ricordare, oltre il tempo, al di là della variazione dei codici e dei linguaggi di comunicazione. Questo anche perché tutti i membri del gruppo che aveva preso parte al primo progetto, avevano vissuto, più o meno direttamente, l’esperienza della deportazione. Il museo monumento al deportato politico e razziale di Carpi, fu inaugurato solo nel 1973. L’area individuata per la creazione del museo fu una vasta ala al piano terra del palazzo dei Pio, ristrutturata per tale scopo, pur sempre nel rispetto della sua identità di edificio storico. Il percorso museale, articolato in 13 sale, è scandito da graffiti realizzati dalla cooperativa muratori di Carpi su schizzi di importanti artisti quali Picasso, Lèger, Guttuso. Il percorso è segnato solo marginalmente da oggetti appartenuti a deportati: divise, posate, zoccoli, piastrine. Il vero oggetto museale sono le frasi, incise sui muri, scelte da Nelo Risi tra le lettere dei condannati a morte della Resistenza. Lo scopo di questo museo non è quello di documentare la deportazione politica e razziale, ma quello di evocarne la tragicità e la dimensione umana, con l’unico obiettivo di far ricordare.

EX CAMPO DI CONCENTRAMENTO DI FOSSOLI
A partire dal maggio 1942 viene insediato a Fossoli, frazione di Carpi, un campo per prigionieri di guerra, gestito dalle autorità militari italiane e destinato all’internamento di sottufficiali inglesi catturati in Nord Africa. L’8 settembre 1943 il Campo viene occupato dai nazisti, attratti dalla posizione geografica che rende la zona un comodo snodo ferroviario. Dal dicembre dello stesso anno verrà commutato in “Campo di concentramento provinciale per ebrei” sotto la gestione della Prefettura di Modena. Sul finire del gennaio 1944 le autorità tedesche avocano a sé la giurisdizione del campo che diventa campo poliziesco di transito per deportati politici e razziali, rastrellati in varie parti d’Italia. Ha così inizio una serie di trasferimenti in cui nulla è casuale: dalla stazione ferroviaria di Carpi partono 7 convogli destinati ai più tragici lager del Nord Europa. Dopo la guerra il Campo è lungamente utilizzato a scopo abitativo prima dalla comunità cattolica di Nomadelfia, poi dai profughi giuliani e dalmati sino al 1960, quando, in seguito all’abbandono totale delle strutture, ha inizio un progressivo degrado. Con la nascita nel 1996 della Fondazione Ex Campo Fossoli ha preso avvio un programma di tutela del campo, di ricerca storica e di valorizzazione della memoria legata al campo di concentramento. Nei suoi obiettivi vi è anche la promozione di attività rivolte prevalentemente ai giovani sui temi dell’educazione alla pace, ai diritti umani e alla mondialità. L’area del Campo si trova a circa Km 1 dall’abitato di Fossoli. Visite guidate gratuite vengono effettuate, su prenotazione, dal personale del Museo Monumento al Deportato, che svolge il servizio anche in lingua straniera. Nei mesi estivi si effettuano aperture domenicali con servizio di visite guidate gratuite senza necessità di prenotazione.

I Viaggi di Benedetto Morini